Renovatio Mundi call for art 2020

In linea con gli obiettivi della Fondazione e con il progetto Renovatio Mundi, nel 2020 è stata indetta la I edizione di Renovatio Mundi call for art: un concorso rivolto rivolto ad artisti italiani e internazionali e indirizzato a interpretare attraverso i linguaggi della creatività artistica contemporanea alcuni nodi del pensiero del filosofo nolano connessi con lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale e del Cosmo digitale. Più di 60 hanno partecipato al concorso con opere inedite o appositamente concepite per l’occasione e ispirate al pensiero del grande filosofo nolano. 

Al termine della selezione dei progetti e dei lavori dei diversi artisti partecipanti, la giuria composta dal Presidente della Fondazione Parco Letterario Giordano Bruno prof. Sebastiano Maffettone, del Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – Museo Madre Laura Valente e dal Direttore artistico di Renovatio Mundi prof. Gianluca Riccio, ha deciso di riconoscere il premio della prima edizione di Renovatio Mundi Call for Art a Carlo e Fabio Ingrassia per l’opera dal titolo “Flussi di detriti”. La giuria ha inoltre attribuito una menzione speciale a Marcella Vanzo per il progetto “#squola_pubblica in campania” e a Linda Carrara per l’opera video “I’m a still life”. Gli altri artisti finalisti sono stati nell’ordine: Yari Miele e Cosimo Filippini, Angelo Sarleti, Paolo Cavinato, Alessandra Mantovani, Matteo Montani, Romeo Martin, Alice Visentin.

Opera Vincitrice

Carlo e Fabio Ingrassia, Flussi di detriti, 2018 (pastello su cartone Schoeller)

Carlo e Fabio Ingrassia, Flussi di detriti, 2018 (pastello su cartone Schoeller)

La capacità di considerare il mondo contemporaneo come un personale, gigantesco deposito di segni si trasforma nell’opera Flussi di detriti di Carlo e Fabio Ingrassia, vincitrice della prima edizione del premio Renovatio Mundi call for art, in un mondo-copia o in un universo-doppio, in cui l’iconografia è scomposta e decostruita in strutture percettive primarie. Dietro l’apparenza biologica del fenomeno che l’opera sembra descrivere, i due artisti si confrontano con i codici del linguaggio artistico, con il senso del fare arte e con l’essenza del creare, snaturando il principio della creazione sia come concetto che come prodotto. Così, seguendo l’andamento di un processo creativo ambivalente e in bilico tra dimensione personale e universale, l’identità del segno singolo, elaborato da una coppia di artisti, rilascia tracce singole di un lavoro doppio, facendosi specchio di un mondo che converte e riflette.

Menzioni Speciali della Giuria

Linda Carrara, I’m a still life, 2015 (frame da video)

Io dico Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed
ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito,
perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte
infinitamente e totalmente: al contrario dell’infinità de l’universo,
la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti che noi
possiamo comprendere in quello
(Giordano Bruno, De infinito, universo e mondi[88])

Una mano fuori campo continua a mutare le sembianze dell’opera, aggiungendo e togliendo dal campo visivo oggetti di diverso genere e natura. Prese singolarmente, queste cose ordinarie e banali, rientrano nel repertorio di tutto ciò che abitualmente non osserviamo o cui non prestiamo attenzione; ma ora, sottoposte a un movimento continuo e circolare attraverso il gesto – fisico e visuale – dell’artista, finiscono per dar vita a inedite combinazioni di colori, di possibili significati, di equilibri e composizioni, riecheggiando la grande tradizione della nature morta.

Partendo dal genere pittorico della natura morta, Linda Carrara riflette sulla capacità di questo genere di trattenere in sé – oltre il valore simbolico e religioso – la descrizione della vita sociale contemporanea attraverso gli oggetti, le vivande e gli animali rappresentati. Dopo anni di lavoro pittorico sulla natura morta, gli oggetti via via rappresentati nel corso del tempo, si tramutano in un’opera – video che racchiude la possibilità delle infinite nature morte mai realizzate. I’m still life descrive, attraverso un repertorio di oggetti quotidiani scartati, recuperati e trovati, un mondo in costante mutazione e cambiamento, come il cosmo descritto da Giordano Bruno, lasciando l’opera aperta al dubbio del non finito e del non ancora scoperto.

 

Marcella Vanzo, #scula_pubblica in campania, 2020 (progetto per bando Renovatio Mundi call for art)

Per la prima edizione di Renovatio Mundi call for art, Marcella Vanzo ha presentato #squolapubblica_incampania, nuova versione del progetto digitale inclusivo #fareinsiemesquola_pubblica realizzato tra novembre ‘20 e gennaio ’21 a Milano in collaborazione con Hangar Bicocca e con il Dipartimento di Formazione dell’Università Bicocca. Con il progetto #squolapubblica_incampania, pensato come strumento di arte partecipata da realizzare attraverso la collaborazione tra la Fondazione Giordano Bruno, la Fondazione Donnaregina e il dipartimento Educazione e Ricerca del Museo Madre, l’artista intende sviluppare sul territorio campano nuove pratiche per la didattica a distanza. Per questo, Insieme alle istituzioni partner del premio Renovatio Mundi call for art, Vanzo attiverà una piattaforma digitale sulla quale dar vita a 5 incontri on-line a partire da una selezione di partecipanti coinvolti attivamente, non solo come coautori del progetto didattico e e artistico, ma anche come parte di una comunità mirata a creare una elaborazione condivisa di senso.

Opere Finaliste

Alice Visentin, Metmorphoses, 2020 (olio su tela)

Le opere pittoriche di Alice Visentin, sospese tra realtà e fantasia, alludono a un immaginario che intenzionalmente si riallaccia a tradizioni effimere e locali, lontane dall’attuale appiattimento tecnologico. Dipingendo storie confinate ai margini l’artista sviluppa serie di “immagini-narrazioni” (pittostorie) che incorporano fatti, miti, ricordi intimi e dettagli inscritti nel nostro immaginario collettivo. I fiori e le piante rappresentati nell’opera Metamorphoses emergono dall’oscurità della notte diventando per l’artista “metafora della condizione umana, collegata all’universo fisico e trascendentale”. “Attraverso l’immagine naturale dei fiori e della notte – entrambi archetipi e simboli di un inconscio collettivo – ho immaginato le radici che scendono nella terra, mentre foglie e petali si estendono in alto, verso i cieli pieni di stelle. Tra gli steli, le foglie e i petali, le piante ci offrono piccolissime frasi e parole come fossero oracoli o consigli”.

Angelo Sarleti, ❋, 2020

Matilde De Feo, Nell’azzurro fendere e fuso, 2020 (progetto installazione per I edizione Renovatio Mundi call for art)

Il progetto di videoinstallazione di Matilde De Feo Fendere e fuso-convertito, liberamente ispirato alla Cosmologia Vitalistica di Giordano Bruno, riflette sui concetti di cosmo infinito e cosmo digitale, ma anche sulla memoria personale e quella collettiva estesa al concetto di rete digitale e alle sue connessioni più complesse e generative. 

Un doppio livello, uno luminoso e materico, il neon, ricorda il pensiero umano, che, come una scintilla, si sovrappone nello spazio alle immagini del video trasmesso nel monitor retrostante generato da un algoritmo che, attraverso un software di intelligenza artificiale, seleziona dal cosmo digitale della rete una serie di immagini ad alta definizione secondo dei tag dati dall’artista (tag cromatici e temporali). 

Nel lavoro si apre un dialogo a più livelli, il primo livello è quello tra la memoria umana, la mente dell’artista e quella dell’intelligenza artificiale, che produce il contenuto multimediale, ma anche tra i due livelli dell’allestimento, uno materico e scintillante, il neon, e uno immateriale, il video montato in maniera totalmente generativa dal software di IA.

Matteo Montani, Monumento al limite ignoto, 2020 (progetto per I edizione Renovatio Mundi call for art)

Con il progetto Monumento al limite ignoto. Studio per un progetto alla memoria di Giordano Bruno, Matteo Montani ha progettato un’elaborazione digitale in slow motion di una sua opera pittorica combinata con l’immagine della statua di Giordano Bruno presente a Campo de’ Fiori a Roma. 

 L’opera pittorica da cui questo originale dispositivo estetico e creativo, presentato per la prima edizione del premio Renovatio Mundi call for art, prende le mosse è un olio su carta abrasiva. La carta abrasiva è il supporto solitamente adottato dall’artista nella sua pratica pittorica. Le caratteristiche di questo materiale, la sua tonalità scura e le sue componenti chimiche – come il carburo di silicio – simili a quelle di alcune stelle, divengono per l’artista il presupposto per una sua riconfigurazione concettuale, trasformandolo in una sorta di “orizzonte degli eventi”: quel luogo che gli astrofisici descrivono come l’ultima soglia di ciò che sappiamo ad oggi dei buchi neri. In questa direzione, la pittura su carta abrasiva assume per Montani il senso di un orizzonte nel quale osservare il fenomeno della pittura stessa. Nel caso dell’opera sottoposta a rielaborazione digitale l’artista ha fatto cadere delle gocce di colore blu sulla sua superficie pittorica, gestendo il loro incontrollabile espandersi in modo da formare l’immagine di una figura al contempo umana e cosmica.

Paolo Cavinato, Cosmo, 2020 (disegno tridimensionale realizzato con fili in fluorocarbonio, dipinti con smalti, tesi e fissati su 8 telai quadrati in legno sovrapposti – progetto per I edizione Renovatio Mundi call for art)

Cosmo di Paolo Cavinato è un disegno tridimensionale realizzato con fili in fluorocarbonio, dipinti con smalti, tesi e fissati su 8 telai quadrati in legno sovrapposti. Come per altre opere già eseguite, l’opera progettata per la prima edizione del premio Renovatio Mundi call for art,  si sviluppa seguendo precisi calcoli matematici. Il quadrato di partenza, di lato 32 cm, si evolve ruotando sul proprio asse centrale, via via rimpicciolendosi, creando così uno spazio frattale tendente all’infinito. L’unità di misura è il 4, simbolo di realtà e concretezza, e il quadrato simbolo della terra. Ordine, logica, progettazione tesa all’infinito tramite movimento della composizione. I fili tesi come linee guida tracciate, si connettono in forme geometriche attorno ad un centro vuoto, come un universo in espansione. Il bianco e nero sono scelti come formule primarie di luce e buio, costruzione organizzata e spazio entropico. L’opera, così com’è concepita, dovrebbe presentarsi come un mandala tridimensionale, delicato, fluttuante, bianco, custodito all’interno di un contenitore nero quadrangolare di dimensioni esterne di 80 x 80 cm e di profondità 10 cm. Il fondo del contenitore è in alluminio verniciato di nero specchiante, così come la cornice esterna è in legno rivestito da laminato nero specchiante. Il pubblico, osservando l’opera, fissata a parete, vedrà anche sé stesso nel riflesso interno al centro del Cosmo. Un vetro museale antiriflesso inserito nell’incavo della cornice sarà a protezione dell’opera.

Romeo Martin, E-missions, 2020 (progetto per I edizione Renovatio Mundi call for art)

“Il vuoto si crea per colmare un altro vuoto”. Sulla base di questo pensiero Romeo Martin con il progetto E-missions vuole restituire un’immagine al processo di costrizione e deturpazione riservato alla natura nel mondo contemporaneo. Le informazioni relative ai danni causati all’ambiente dall’uomo vengono prelevate in tempo reale attraverso canali attendibili e convertite in forma tangibile e visibile. L’ossigeno viene estinto in quantità enormi ogni secondo attraverso la deforestazione e l’emissione del C02. L’installazione sensoriale rielabora questi dati restituendoli in forma di nube acquea emessa da sfere in vetro che, a loro volta, ne richiamano le molecole che la compongono. Questo vapore rilascia delle fragranze precise su un paesaggio fluttuante, il primo elemento che incontra è la superficie di pietra che costituisce la base dell’opera simboleggiando intrinsecamente la perdita di risorse naturali.

Yari Miele – Cosimo Filippini, Salto quantico, 2020 (progetto per I edizione Renovatio Mundi call for art)

Alessandra Mantovani, Giordano e Bruno, 2020 (specchi e marmo)

Due specchi. Due profili di un’esistenza controversa che si specchiano all’infinito, come l’infinito cosmo descritto da Giordano Bruno. Quell’infinito che dovrebbe esistere nella coscienza di ogni persona come una scintilla che scatena e dà voce ai propri ideali, sogni e pensieri. Nell’opera dal titolo Giordano e Bruno pensata da Alessandra Mantovani per la prima edizione del premio Renovatio Mundi call for art 2020, i due specchi, posizionati uno di fronte all’altro, vogliono rappresentare anche le contrapposizioni generate dalle teorie del filosofo nolano funzionando come un invito alla riflessione: specchiarsi nella conoscenza di Giordano Bruno e al contempo specchiarsi nelle sfaccettature del proprio io.